...Un altro esempio è il modo con cui essa si pone di fronte all'opinione, largamente diffusa, che questa dimensione della riflessività sia comparsa per la prima volta tra i Greci a partire dalla fine del VII secolo a. C.. E’ infatti evidente lo sforzo, nella prima parte del libro, di far emergere il graduale processo di differenziazione, più che di contrapposizione appunto, tra le tradizionali figure di sapienti, studiosi, eruditi e saggi greci da una parte e coloro che pian piano presero a chiamarsi e a essere chiamati filosofi dall'altra; tra le più antiche immagini del mondo, spesso influenzate dalle religioni delle civiltà limitrofe, e le prime cosmologie presocratiche; tra i vari tipi di sapere del mito e gli inizi di quélle che oggi chiamiamo ontologia, epistemologia ed etica. Più netto rimane invece lo iato tra il sapere delle altre culture antiche e il sapere greco, a causa dell'assenza, nelle prime, non solo della dimensione della riflessività di cui stiamo parlando, ma anche della tendenza all'astrazione concettuale ugualmente caratteristica dei Greci. Opinione altrettanto diffusa è che furono le prime democrazie delle città greche del periodo classico, fondate sul confronto reciproco, la discussione e la deliberazione assembleare, a determinare le condizioni che permisero il consolidamento della specificità del sapere greco. Questa visione è in qualche modo confermata dai contributi della seconda parte del volume, dedicata precisamente all' «invenzione greca della politica»; ma anch'essa viene «smitizzata» dallo sguardo critico dei vari autori, che sottolineano non solo i limiti e i tormenti delle democrazie greche, e in particolare di quella ateniese, ma soprattutto la coscienza che i Greci stessi avevano della complessità dei loro regimi. A questo proposito viene sfatato un altro luogo comune della storiografia filosofica antica, secondo il quale durante 1'età ellenistica, quando le città democratiche non furono più cosi autonome e indipendenti all'interno del grande regno di Alessandro Magno, i filosofi sarebbero stati per lo più indifferenti alle questioni politiche e refrattari a prendere parte alla vita pubblica; si dimostra al contrario che Epicurei e Stoici approfondirono in maniera critica le riflessioni di Platone e Aristotele su questi temi, e si ricordano anche diversi esempi di come questo impegno fu concreto.
Lo stesso equilibrio di analisi caratterizza il terzo gruppo di contributi, che illustrano la progressiva, consapevole e deliberata istituzionalizzazione materiale (I luoghi e le scuole del sapere) e formale (Osservazione e ricerca, La dimostrazione e l'idea di scienza) del sapere greco in generale. Vengono quindi ripercorse ambito per ambito (in ordine alfabetico da Armonica a Teorie del linguaggio) le interazioni dialettiche, di cui i Greci si rendevano pienamente conto, tra i problemi sistematicamente affrontati e i presupposti a partire dai quali venivano affrontati, tra il sapere teorico e il sapere pratico, tra le argomentazioni razionali e le osservazioni empiriche, tra il passato e il presente. Corredano tutto ciò un' accurata cronologia. e due preziose carte geografiche, sebbene le priorità degli autori non siano certamente la storiografia e l'erudizione fini a se stesse.
La quarta e ultima parte dell' opera, dedicata alle singole figure e correnti strettamente filosofiche, verrà proposta da questa edizione italiana in un secondo volume; strutturato come un dizionario, esso conterrà inoltre un indice del nomi e degli argomenti trattati in entrambi i volumi. Grazie anche a una serie di rimandi interni, Il sapere greco riesce così a riprodurre in modo immediato e facilmente accessibile, ma allo stesso tempo approfondito, l'intera rete concettuale creata dai Greci, la stessa rete che, come enfatizza Michel Serres nella prefazione all'edizione francese che qui riportiamo (Diagonali), permea tuttora a ogni livello la nostra civiltà - anche se, a parere di questo studioso, dei Greci abbiamo dimenticato la finalità etica del sapere. È proprio questa combinazione di completezza e scientificità da una parte ed estrema semplicità di organizzazione ed esposizione del materiale dall'altra, insieme all'evidenza con cui emergono la specificità e l'attualità dei Greci antichi, a fare de Il sapere greco un'opera unica nel suo genere, che pure, per l'una o l'altra di queste caratteristiche, vanta esempi eccellenti nella nostra stessa lingua (citati negli «Orientamenti bibliografici» in coda a ogni contributo). Le medesime ragioni, del resto, hanno convinto anche l'editore, che aveva già pubblicato i bellissimi volumi de I Greci, curati da Salvatore Settis.
La presente edizione italiana esce con un certo ritardo rispetto alle versioni inglese, tedesca e spagnola, ma lo scarto temporale permette di presentarla con un aggiornamento bibliografico che si propone di essere il più rappresentativo possibile entro i limiti imposti da un' opera di sintesi di questo tipo. In particolare sono state privilegiate le pubblicazioni monografiche strettamente pertinenti ai temi trattati, rispetto a quelle solo indirettamente rilevanti, agli articoli comparsi su riviste e ai contributi presentati in opere collettanee; inoltre sono state integrate le pubblicazioni italiane comprese tra il 1960 e il 1996 (data di pubblicazione dell'originale francese) e aggiunte le più importanti pubblicazioni uscite nelle varie lingue successivamente a questa data.
In prima battuta sono stati tradotti dal francese anche i testi originariamente scritti in inglese, ma in fase di revisione si sono comunque tenuti presenti gli originali; quanto ai contributi italiani, gli autori hanno gentilmente messo a disposizione versioni rivedute e corrette dei proprI testi - fa eccezione la Logica di Mario Mignucci, purtroppo scomparso.
Per le citazioni dai testi classici sono state utilizzate e indicate volta per volta le traduzioni italiane maggiormente accreditate e di più facile reperibilità; quando manca il riferimento, è perché l'edizione italiana, se esiste, si discosta troppo dalla traduzione francese proposta nel testo…