Premessa
L'Italia è il primo paese dell'Europa meridionale a raggiungere uno stabile livello di industrializzazione attraverso un processo che inizia nell'ultimo ventennio dell'Ottocento e giunge a pieno compimento alla metà del Novecento. Si tratta di un risultato di notevole rilevanza, soprattutto se considerato in una prospettiva comparativa, e difficilmente prevedibile al momento della costituzione dello stato unitario. Esso è stato ottenuto al termine di un lungo e complesso processo, svoltosi con strappi e contraddizioni, talvolta laceranti, che hanno coinvolto in momenti storicamente diversi e con intensità difformi - l'intera società italiana.
È tra la fine degli anni '50 e gli anni '80 che storici ed economisti si sono cimentati in un approfondito e continuo sforzo di lettura degli elementi salienti del processo di industrializzazione della penisola alla ricerca di chiavi interpretative che ne mettessero in luce peculiarità nazionali e, insieme, tratti che hanno accomunato l'esperienza italiana a quella di altri paesi industrializzati. Il quadro interpretativo che ne è emerso, pur tra accenti diversi, ha messo in evidenza l'azione congiunta e spesso sovrapposta di tre variabili:
a) il sistema economico internazionale con i macroimpulsi (domanda, tecnologia) che il «centro» invia, ma anche i vincoli (economici prima di tutto, ma anche politici) che esso pone a un paese semiperiferico come l'Italia;
b) gli attori economico-istituzionali -lo stato, le banche miste, i grandi e piccoli imprenditori del Nord - che raccolgono quegli impulsi e, pur in presenza di vincoli talvolta stringenti, provocano una discontinuità, nel periodo che va dagli ultimi due decenni dell'Ottocento alla Prima gUerra mondiale, che spinge il paese sulla strada dell'industrializzazione;
c) un contesto socioeconomico gravato da gravi arretratezze e purtuttavia ricco _ di risorse antiche - abilità tecniche e competenze commerciali, Un generale livello culturale non troppo lontano da quello dei paesi più avanzati, una lunga accumulazione nel settore primario - sulle quali quegli attori economico-istituzionali hanno potuto far leva, e che hanno finito per tramutarsi esse stesse, nel lungo periodo, in ingredienti decisivi dello sviluppo.
Se questo quadro di riferimento che si definisce sul finire degli anni '70 appare sostanzialmente ancora stabile, non c'è dubbio che esso richieda anche importanti precisazioni sull'identità, talvolta mutevole, dei diversi attori (protagonisti e comprimari) che si sono avvicendati sulla scena economico-industriale italiana, sui loro modi di agire, sulla loro formazione culturale e tecnica, sulle quantità e i ritmi dello sviluppo. Pertanto l'obiettivo che ci si è posti, affrontando da diversi punti di vista il percorso seguito dal processo di industrializzazione, è stato proprio quello di verificare la tenuta esplicativa di tali ipotesi. La varietà degli approcci proposti in questo volume (dalla storia delle culture e della tecnica alla storia bancaria, dalla storia d'impresa a quella delle politiche sociali e del diritto commerciale) dovrebbe consentire una lettura più ampia e articolata e, al fondo, unitaria dell'esperienza industriale italiana. D'altra parte, è doveroso ricordare che durante la lunga gestazione di questo volume il progetto iniziale ha dovuto essere più volte rivisto, sino all'ultimo momento. Sono venuti a mancare alcuni saggi che avrebbero non solo arricchito quest'opera, ma avrebbero dato conto in maniera esauriente di alcuni snodi critici della storia industriale di questo paese: l'evoluzione della rilevanza e del ruolo dell'industria italiana nel contesto internazionale, i percorsi che hanno accompagnato nel nostro paese il lento affermarsi dei valori dell'industria, il peso specifico della componente geografico-territoriale, e del suo evolversi nel tempo, nel processo di industrializzazione, per non parlare delle diverse figure professionali che sono solitamente inglobate nel termine generico di mondo del lavoro.
Le tre parti in cui il volume è suddiviso servono ad avvicinare progressivamente il lettore alla complessità del fenomeno studiato. Nella prima vengono offerti gli elementi essenziali per una comprensione del rapporto tra la storia più generale del paese dal periodo postunitario fino ai giorni nostri e la storia dell'industria, di cui peraltro si vanno a cercare le radici più profonde nel periodo preunitario. Inoltre il lettore vi troverà le considerazioni necessarie per inquadrare le dimensioni quantitative del processo di industrializzazione, nei suoi termini generali e settoriali, sia sul versante strettamente produttivo sia su quello delle dimensioni - più o meno ristrette - del mercato in cui le imprese hanno potuto (a volte voluto) muoversi. Nella seconda parte sono presentati gli ingredienti salienti del processo di industrializzazione, i fattori (la tecnologia, i vincoli energetici, le banche, le infrastrutture) e gli attori (le imprese, piccole e grandi, e gli imprenditori) nel loro reciproco e costante condizionamento. Nella terza parte, infine, sono presi in esame gli elementi di carattere ambientale (le pratiche e i modelli organizzativi d'impresa, le culture imprenditoriali e sindacali nel confronto-scontro tra i due protagonisti principali dell'industrializzazione, l'influenza delle istituzioni soprattutto nel campo della ricerca scientifica e dell'istruzione, le politiche a sostegno dell'industria sia in senso stretto sia, in senso più lato, a sostegno del contesto in cui l'industria è chiamata a muoversi, il quadro legislativo per le imprese) che hanno segnato nel corso di quasi centoquarant'anni il modo di essere dell'industria e dei suoi attori economici e sociali.
Questo lavoro costituisce uno dei frutti di una lunga stagione di ricerche che, negli ultimi vent'anni, hanno profondamente allargato il panorama di conoscenze sulla storia dell'industria italiana. Singoli studiosi, istituzioni culturali, le stesse aziende hanno contribuito ad ampliarlo e ad arricchirlo, soprattutto per quanto attiene alla storia delle grandi imprese (basti ricordare i lavori sull'industria elettrica, sulla chimica, sul settore automobilistico e meccanico), ma anche su settori tradizionali come il tessile e l'alimentare. Un contributo rilevante in questo campo è venuto dalla Fondazione Assi, che attraverso un'opera sistematica di sostegno alla ricerca, al dibattito e alla loro concretizzazione in campo editoriale - un'attività che dura ormai da circa quindici anni - ha favorito la formazione di una massa critica di contributi scientifici che hanno fatto della storia d'impresa (impresa industriale in primo luogo) una componente stabile e di rilievo della storiografia economica di questo paese. Ed è la Fondazione Assi, con la quale ha già collaborato in passato la gran parte degli autori di questo volume, il fulcro progettuale e realizzativo di questo Annale. Va detto, però, che se il volume riuscirà a dar conto, pur tra i limiti che sono stati evidenziati, del percorso seguito dall'industria italiana negli ultimi due secoli circa, un percorso nient'affatto lineare e tutt'altro che scontato nei suoi esiti, il merito sarà di tutti coloro che con numerosi contributi hanno consentito alla storiografia economica italiana di affermarsi come una delle più attente e dinamiche a livello internazionale.
F. A., D. B., R. G. e L. S.