Da I cittadini, la legge e il giudice
La storia delle istituzioni degli ultimi due secoli, dopo la rivoluzione americana e quella francese, può essere ricostruita attorno al trinomio diritti, legge e giustizia.
L'espansione dei diritti, le modalità di tutela, le condizioni materiali per il loro esercizio costituiscono una chiave di lettura fondamentale per ricostruire i progressi della democrazia in ciascun Paese. La legge costituisce in tutto questo periodo, ed ancora oggi, lo strumento principale per cogliere la volontà dei governi e dei parlamenti, il senso di marcia delle società, lo stato dei rapporti tra gli interessi che contano. La giustizia è l'attuazione pratica dei diritti e della legge; misura la capacità di un sistema di mantenere le sue promesse.
Un buon funzionamento della giustizia garantisce la coesione sociale e l'equilibrio costituzionale.
Questi termini non nascondono solo parole, interessi e procedure. Essi sono strettamente collegati a poteri, che in una società democratica sono in tensione quasi permanente: i cittadini, i parlamenti, i governi, i partiti, i magistrati, i mezzi d'informazione.
In un'immaginaria mappa delle nostre istituzioni, all'inizio del secolo, il centro sarebbe occupato dal Parlamento e dal governo e la periferia dalla magistratura. I cittadini sarebbero quasi del tutto assenti, in un Paese dove avevano diritto al voto, prima della riforma giolittiana del 1912, il 9,50 per cento della popolazione e, dopo la riforma, il 24,49.
La stessa mappa, alla fine del secolo, vedrebbe posizioni diverse: magistratura, Parlamento e governo si diputerebbero il centro. Lo spazio attorno sarebbe affollato da soggetti prima inesistenti o ininfluenti ed oggi invece dotati di una forte capacità di orientamento e di condizionamento: i mezzi d'informazione, le istanze sovranazionali e i «nuovi imputati», uomini politici, imprenditori, medici, che improvvisamente, per violazioni commesse nell'esercizio delle loro attività, non sono più al di sopra della responsabilità penale e civile. Comincerebbero inoltre ad apparire gli avvocati; è una professione che non si limita più alla vecchia mediazione tra cittadino e Stato e cerca di costruire la propria identità professionale contrapponendo a quelli del magistrato propri specifici poteri di «gestione» del processo.
I cittadini sarebbero in marcia verso il centro, con le insegne di titolari di fondamentali diritti politici, alcuni consolidati, come i diritti elettorali, altri in via di consolidamento come il diritto di designare direttamente le maggioranze politiche ed i vertici dello Stato. Solo il futuro potrà dirci chi occuperà stabilmente il centro e come saranno distribuiti gli altri ruoli. Per ora il potere non è nelle mani di un solo soggetto: la sovranità è, di fatto, condivisa.
La seconda mappa registrerebbe, inoltre, un'ingombrante presenza del diritto nella vita dei cittadini e dello Stato. Non solo, perché è aumentato il numero delle regole giuridiche, ma anche perché la loro incertezza e la parallela difficoltà dell' amministrazione e della politica a soddisfare le promesse dei diritti e a prevenire i conflitti spostano le domande dei cittadini dalle sedi politiche a quelle giudiziarie. Il Sociale, l'Economico ed il Politico sono colonizzati dal Giuridico.
Questa espansione del Giuridico è probabilmente uno dei fenomeni più significativi nella storia delle istituzioni nel passaggio dal XX al XXI secolo. Si tratta di una tendenza che in tutto il mondo avanzato presenta due aspetti:
a) l'espansione dell'intervento della magistratura in ambiti che precedentemente le erano estranei o perché del tutto immuni da interventi o perché oggetto di interventi di altre autorità;
b) il ricorso nel mondo politico o amministrativo a procedure ed organismi costruiti a somiglianza delle procedure e degli organismi giurisdizionali.
A volte è la stessa politica che delega ai magistrati, intenzionalmente o per omissione, il monopolio nella risoluzione di alcuni grandi conflitti; si pensi per l Italia al terrorismo o alla mafia o alla corruzione politico amministrativa; viene così incrementato il volume degli affari giudiziari e crescono il peso politico e la credibilità sociale dei magistrati.
Le nostre sedi istituzionali ricorrono sempre più frequentemente a modalità e procedure di tipo giudiziario. Ad esempio nella XIII Legislatura, iniziata nel maggio 1996, sono state istituite 6 Commissioni d'inchiesta, che operano con i poteri dell'autorità giudiziaria, e sono in discussione, alla data del marzo 1998, altre 48 proposte. Nella stessa legislatura le giunte per le autorizzazioni a procedere di Camera e Senato si sono occupate di 216 casi, relativi a 84 parlamentari.
Anche la costituzione delle autorità amministrative indipendenti, che nell'ipotetica mappa istituzionale occuperebbero un posto autonomo, come se fossero l'espressione di un quarto potere, riprende e rielabora un modulo che è più giudiziario che amministrativo. E il fenomeno, non solo italiano, ma proprio di tutto il mondo avanzato, che è stato definito della giurisdizionalizzazione della politica.
A questo fenomeno corrisponde, in molti Paesi avanzati, compresa l'Italia, la politicizzazione della giurisdizione. Molti magistrati in Francia, negli Stati Uniti, in Spagna, in Italia parlano, concedono interviste, intervengono con saggi o libri come se avessero funzioni di indirizzo politico. When the Courts Go Marching In, si intitola, parafrasando la marcia resa celebre da Louis Armstrong, un importante saggio sul tema.
Nella differenza tra le due mappe, quella di inizio secolo e quella di fine secolo, sta la storia dei rapporti tra legge, diritto e giustizia nel corso del Novecento…