Dalla Prefazione

Tentare di stabilire in una qualsivoglia forma, per quanto provvisoria, i risultati acquisiti da una disciplina e l'inventario, continuamente in movimento, delle questioni lasciate in sospeso, non necessita di particolari giustificazioni in termini congiunturali. In ogni fase della storia di una scienza, si tratta di un progetto legittimo. Per una disciplina recente, è utile stabilire come essa si sia costituita, quali siano gli orientamenti che vi si riscontrano e quali gli obiettivi che essa pare porsi. Per una disciplina ormai matura è importante valutare il cammino percorso, se non altro per definire il suo futuro sviluppo. In ogni caso, assegnare un'età a un sapere è difficile almeno quanto determinare per una scienza quando sia il momento di tornare a pensare se stessa. L'antropologia va dunque considerata come una disciplina recente, formata nel corso della seconda metà del XIX secolo? O come il retaggio di una tradizione che risale a Erodoto? O ancora come il prodotto della specificità dello spirito vecchia quanto l'umanità, che non avrà fine se non con la fine stessa dell'uomo?
È chiaro che all' origine del progetto di questo Dizionario di etnologia e antropologia abbiamo tenuto in considerazione un sentimento diffuso di necessità. In effetti, tanto nei paesi anglosassoni quanto in Francia si moltiplicano gli «stati dell'arte». Gli antropologi non si accontentano piu di fare dell' antropologia, bensì si interrogano sullo stato delle condizioni delle proprie ricerche, sulla validità dei loro metodi d'indagine e sui fondamenti delle problematiche che sollevano. In questo forse consiste una certa distanza che è stata mantenuta rispetto alle concezioni totalizzanti del sapere antropologico. Le teorie generali sono rassicuranti: di fronte a quello che talvolta si dice «disgregazione» di una disciplina i ricercatori percepiscono un certo smarrimento. Se taluni si propongono di ricercare allora un nuoVo assetto positivo, altri pongono l'accento sulla soggettività dello specifico dell' antropologia e sulla relatività delle interpretazioni. Le incertezze attuali spingono a un ritorno alle fonti, e cosi la storia della disciplina tende essa stessa a diventare un programma di ricerca autonomo. Dunque il tempo è quello giusto per tentare un bilancio e procedere a un inventario. E Parrebbe che le nostre intenzioni siano state condivise da molti, dal momento che quest'opera collettiva comprende duecentotrenta autori, appartenenti a piu paesi e affiliati a diverse scuole.
Tuttavia bisogna ricordare - per prevenire la tentazione di offrire quella soddisfatta constatazione che spesso si accosta agli «stati dell' arte» - che l'antropologia è una scienza dell'uomo, per la quale l'accrescimento cumulativo delle conoscenze, incontestabile, non si traduce direttamente in progresso delle conoscenze. Non è un richiamo che tenda a bilanciare ottimismo e pessimismo. Cosi stanno davvero le cose per tutte le riflessioni che sono state organizzate in sapere disciplinare, sull'uomo e sulla società. Se ci si attiene ai criteri di rigore ai quali, in mancanza di meglio, si adeguano le scienze dell'uomo, si riconoscerà che l'antropologia si sforza di soddisfarli e che in questo senso fa buona figura tra le discipline consorelle in tema di metodologia, elaborazione concettuale e formulazione di ipotesi, di argomentazioni o anche nella costruzione di «modelli» e nella produzione di «teorie», quanto meno locali: in breve, in quanto alla sua scientificità. L'antropologia non è una scienza in pace con se stessa, né lo sarà in futuro, almeno fintanto che si manterrà all' altezza delle sue ambizioni: rendere conto allo stesso modo della diversità delle opere culturali e dell'unità dello spirito umano.
La materia dell' antropologia viene qui presentata in forma di dizionario. Sviluppare un'esposizione lineare e sistematica (procedura tipica di un trattato, concezione affatto distante rispetto a questo progetto), presupporrebbe la soluzione dei problemi fondamentali d'impianto. Se si ammette che non c'è alcun luogo dell'opera umana che non possa essere studiato in termini antropologici e che ogni cultura, unicamente secondo il suo proprio specifico, si sottopone alle limitazioni cognitive e pratiche che sono senza dubbio universali, si capisce allora che sarebbe necessario operare una scelta tra due vie che hanno inconvenienti opposti ma al contempo tra loro comparabili: attenersi a una presentazione tradizionale del sapere antropologico, che non può evitare di oscurar:e i frequenti rimaneggiamenti, o operare un censimento, esaustivo nelle intenzioni, dei temi e delle variazioni di questo sapere, col rischio, in questo caso, di dissolverne la coerenza, per quanto approssimata.
I responsabili dell' elaborazione di questo dizionario - e di tutti i colleghi che hanno collaborato alla sua realizzazione - aderiscono al punto di vista espresso da Claude Lévi-Strauss (del quale lui attribuisce la paternità a Marcel Mauss) secondo il quale l'antropologia è più un «modo originale di conoscenza» che una «fonte di conoscenza particolare». Per presentare l'antropologia al vasto pubblico conviene pertanto dire come essa fa conoscere oltre a ciò che fa conoscere. Ci siamo proposti insomma di presentare i mezzi che l'antropologia utilizza per accedere alla comprensione degli oggetti che studia. Sono mezzi che rivelano in larga misura la costruzione di un sistema di nozioni, che è precisamente ciò che un dizionario, per sua propria vocazione, propone.
Come ogni scienza, l'antropologia è caratterizzata da un linguaggio specifico, anche se non necessariamente esclusivo. Salvo poche eccezioni, le parole dell' antropologia appartengono al vocabolario comune e tuttavia, una volta inglobate nel discorso scientifico, acquistano un senso tecnico più o meno determinato, una loro autonomia d'uso e una loro storia. La debole propensione che hanno le differenti scuole della comunità antropologica ad accordarsi su ciò che fonda la legittimità delle loro scelte lessicali - ma anche, semplicemente, sul senso da attribuire alle parole - non deve far dimenticare che tutti gli antropologi usano lo stesso linguaggio. Tutti: inoltre, sono concordi nel riconoscere che in ciò consiste un doppio apparato di nozioni: descrittivo e concettuale. E attraverso questo strumento analitico che gli antropologi affrontano la realtà sociale, organizzano il loro sapere e definiscono gli orientamenti della loro riflessione, ed è attraverso questo linguaggio che la disciplina viene identificata dall'esterno. La forma dizionariale permette di scavalcare certe difficoltà d'uso e di attribuzione di senso di cui si è accennato in precedenza; autorizza la molteplicità delle prospettive e degli itinerari di lettura e, introducendo un ordine arbitrario nell' apparente disordine del contenuto della scienza, fissa uno stato provvisorio dell' arte senza impoverire la diversità dei suoi molteplici aspetti.
Conviene soffermarsi sul titolo dell' opera, che contiene i termini etnologia e antropologia. La parola «etnologia» è stato a lungo usata in Francia, più o meno allo stesso modo che «etnografia», per designare lo studio delle società talvolta dette «primitive» alle quali venivano ascritte le popolazioni degli ex imperi coloniali dell'Occidente. Allo stesso tempo, la parola «antropologia» (solo più tardi si sarebbe precisato «antropologia fisica») era riservata allo studio dei caratteri somatici dell'uomo. All' etnologia le società e le culture; all' antropologia le cosiddette razze. La situazione rimase costante fino al termine della Seconda guerra mondiale. Negli anni Cinquanta, Lévi-Strauss ha introdotto in Francia l'uso della parola «antropologia» che prevaleva nei paesi anglosassoni fin dalla fine del secolo precedente. I termini etnografia, etnologia e antropologia hanno caratterizzato dunque tre tappe distinte, allo stesso tempo autonome e inseparabili, d'uno stesso cammino d'insieme. L'etnografia corrisponde alla fase di elaborazione dei dati che nutrono l'impresa monografica. Tramite l'etnologia si sviluppano i primi passi verso una sintesi, ancora suscettibile di orientarsi in più direzioni: geografica, storica o sistematica. Quanto all'antropologia, per mezzo della comparazione, della generalizzazione e della teorizzazione, mette i risultati della ricerca etnologica al servizio di una «conoscenza generale dell'uomo».