...Negli ultimi vent'anni, in effetti, è stata riscritta la storia del cinema mondiale grazie a fonti considerate prima perdute e si è lavorato con una mentalità più aperta, con strumenti filologici e storiografici di tipo comparatistico, grazie anche ad un’ibridazione di metodologie interpretative diverse e dotate d'una differente capacità di adattamento agli oggetti. Molte zone d'ombra hanno goduto d'una nuova illuminazione o sono state mostrate per la prima volta, molte figure sono state riviste o collocate nella loro luce più opportuna. L'importanza di molte figure deve essere ancora considerata e rimisurata non solo in termini estetici; e non è detto che, al vaglio della nostra sensibilità critica e dei nuovi strumenti d'indagine, ogni minima trouvaille e ogni «direttore artistico» del cinema muto che emerge dal buio debba trovare piena cittadinanza nel lavoro critico e storiografico in atto, ma attenzione e rispetto certamente sì.
La globalizzazione cinematografica ha, in un certo senso, consentito una diversa distribuzione delle forze e delle figure in un paesaggio molto più aperto e messo a fuoco con più precisione rispetto al lavoro critico e storiografico dei decenni precedenti. Accanto alle poche e unanimemente riconosciute certificazioni di qualità totale si possono oggi distribuire con diversa intelligenza e distanza critica e storiografica certificazioni di qualità relativa, che vanno riconosciute in relazione alla geografia, all'insieme di riferimento, allo stato di sviluppo del sistema.
Il critico ha modificato in maniera considerevole i suoi strumenti e il tipo di approccio agli Autori in base a metodi e principi estetici o ideologici non comparabili con le pratiche del passato. A parità di passione, il primato dell'ideologia - presente almeno fino a tutti gli anni sessanta - è sfumato a favore di altri strumenti e chiavi interpretative più rispettose dell'oggetto e più capaci di cogliere una rete di relazioni e di influenze più ricca. La proliferazione di repertori filmografici, la possibilità di accesso agli archivi e a un numero enorme di siti internet consentono forme di controllo e verifica dei dati del tutto negate alle generazioni precedenti. Con lo stesso spirito che ha guidato il lavoro della Storia del cinema mondiale, ho invitato a partecipare alla nuova avventura del Dizionario dei registi del cinema mondiale (ben diversa dall'altra) centoventi collaboratori reclutati in ogni parte del mondo: non per titoli accademici o appartenenza a particolari scuole, quanto sulla base della competenza e del valore che mi è parso riconoscere nel grado di «intelligenza partecipata» che i loro scritti lasciano trasparire.
Collaboratori che, al di là di differenze anagrafiche e di strumenti adottati, di differenti approcci e giudizi, ho voluto considerare idealmente uniti dalla passione e dalla condivisione dello spirito dell'impresa, con l'ambizione essi stessi di offrire non poche cose nuove, e punti di vista tutt’altro che omogenei nel panorama editoriale cinematografico degli ultimi anni, nuovamente interessato a confrontarsi con grandi progetti d'insieme.
Mi auguro che, tra le novità e gli obiettivi minimi e comuni che ci siamo posti, possano essere riconosciute, assieme allo sforzo di offrire chiavi interpretative fondate su un esame diretto dei film, la cura della selezione e della verifica delle notizie biografiche e dell'aggiornamento bibliografico attendibile per tutti gli Autori. Ultima e non minore, la presenza d'una quanto più possibile completa filmografia dei lungometraggi realizzati da ogni singolo Autore.
Ogni collaboratore firma la scheda e si assume piena responsabilità dei giudizi e dell'attendibilità dei dati: il curatore ha cercato di far rispettare gli equilibri, le misure stabilite, la chiarezza della scrittura e la correttezza delle informazioni e di rendere partecipe ogni collaboratore al progetto comune.
Ho voluto mettere a fuoco e considerare anche molte personalità che fino a ieri hanno fatto parte delle «terre incognite» della storiografia e critica cinematografica: oggi sono divenute spesso familiari, grazie a eventi, ritrovamenti, riscoperte e riconoscimenti internazionali. Non è quindi per nostalgie cinefiliache, né per il gusto dell'esotico o per un ritorno a simpatie terzomondiste anni sessanta e settanta ma per l'oggettiva constatazione dell'allargamento degli orizzonti e della circolazione di prodotti provenienti da paesi di tutto il mondo che ho adottato uno sguardo inclusivo al massimo, tenendo conto del lavoro di scavo, rivisitazione e scoperta condotto sui generi e sulle cinematografie di tutto il mondo, e sul fiorire di nuove figure di Autori degni di considerazione: in Australia come in Turchia e in Argentina, a Hong Kong e in Georgia come in Iran e in Egitto.

Ho pensato ad una ridefinizione storico-geografica del cinema mondiale che desse ragione ovviamente delle vette e dei picchi riconosciuti unanimemente, ma che si occupasse anche di quelle aree, di quelle zone collinose o di quelle vallate che spesso hanno costituito il tessuto connettivo, o il punto notevole, o fissato caratteristiche significative in un paesaggio peraltro relativamente piatto e prevedibile. Ecco dunque le idee-base che mi hanno guidato nel tracciare le linee-guida del Dizionario dei registi: un dizionario di circa 1400 Autori per noi importanti (al plurale, perché mi sono avvalso di consigli, suggerimenti e segnalazioni), rappresentativi e in un certo senso «necessari» per la comprensione (in senso etimologico) dell'intera storia del cinema nelle sue sfaccettature dall'invenzione dei Lumière alle soglie del 2000. Per motivi non solo estetici, ma anche più legati allo sviluppo di mezzi tecnologici (come l'uso di particolari effetti speciali) o per aver determinato il successo d'un genere.
Nel pesare le ragioni dell'inclusione definitiva d'un Autore ho cercato di privilegiare la sua importanza all'interno d'un tessuto produttivo o la sua rappresentatività all'interno d'un genere, la capacità di sviluppare dei temi in maniera riconoscibile, il successo di pubblico (accompagnato comunque da caratteri distintivi di competenza professionale), il ruolo significativo nell'uso e nella valorizzazione delle innovazioni tecnologiche. Quanto poi a elementi più specificamente autoriali, ho voluto mettere in evidenza, a mano a mano che le voci godevano di maggiore spazio, gli elementi stilistici e formali:
1) l'individuazione e la differenziazione della singola personalità all'interno d'un sistema,
2) la presenza d'una poetica,
3) l'innovatività linguistica, narrativa ed espressiva,
4) le modificazioni nel paesaggio cinematografico coevo,
5) la capacità di creare mondi paralleli perfettamente autonomi,
6) la «qualità totale» della loro opera, nonché il riconoscimento ormai consolidato del loro ruolo.

L'idea-guida di questo Dizionario non è quella della scialuppa di salvataggio del Titanic, ma della selezione differenziata di individui rappresentativi delle specie con caratteristiche sempre più forti e distinte a seconda della classe o degli insiemi omogenei in cui sono collocati.
Un'arca di Noè del cinema, insomma, dove ogni individuo salvato richiede cura, amore e attenzione, proprio per giustificare le buone ragioni che hanno determinato la sua scelta. In pratica, si è voluto rideterminare, alla svolta dei cent'anni del cinema, una sorta di «canone» tutt'altro che ristretto e normativo, certamente legato alla cultura del curatore e di alcuni collaboratori ma rispettoso di alcuni criteri di base: un canone aperto insieme alle figure che hanno nobilitato i generi (per il piacere che hanno regalato e per le pepite auree che si possono raccogliere nelle loro opere anche con strumenti non particolarmente fini) o ideato un filone, nel bene o nel male, o lasciato comunque segni significativi anche dove la coltivazione intensiva andava a scapito della qualità, ai grandi maestri e agli artigiani che generazioni di spettatori hanno amato per la qualità costante dei loro prodotti... Inoltre, si è censito e reso omaggio al meno celebrato lavoro di bottega che spesso ha mantenuto in vita un genere se non addirittura una cinematografia.
Uno sguardo dunque che cerca di abbracciare (il cinema d'Autore nei suoi molti aspetti, dalla «spazzatura» in cui hanno sguazzato e sono fioriti autori divenuti nel frattempo fenomeni di culto, ai registi che costituiscono la colonna vertebrale della produzione media, all' avanguardia, agli Autori di capolavori riconosciuti da tutte le generazioni, e sono stati inclusi quei registi che hanno saputo privilegiare l’entertainment e quelli che si sono addentrati nei sentieri impervi dell'innovazione espressiva. Uno sguardo che vuoI includere anche quegli autori di cinematografie mai entrate in circolazione nel mondo occidentale.

Augurando un buon successo al Dizionario dei registi, ci dichiariamo fin d'ora disponibili a introdurre nelle edizioni successive tutti quegli autori esclusi per ragioni contingenti o che, nel frattempo, abbiano acquisito una maggiore visibilità sul piano internazionale, o siano oggetto di riscoperta critica e storiografica. E di apportare tutte le correzioni a imprecisioni ed errori che verranno riscontrati e spero segnalati.

Gian Piero Brunetta
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